Prossimo Comitato Paritetico: 5 marzo
All'ordine del giorno vi sono due punti davvero importanti per noi tutti:
- Appelli
- Punteggio di Laurea
PUNTO UNO: GLI APPELLI
Il primo è un punto assai controverso.
A seguito di un’istruttoria ho potuto constatare come il numero di appelli concessi dalla nostra facoltà sia inferiore rispetto a quelli di molte altre facoltà.
A questo non piccolo problema, se ne aggiunge un altro: la disposizione degli appelli nell’arco dei due mesi. Molti esami hanno luogo lo stesso giorno o in date ravvicinate, determinando disagi per quegli studenti – e sono davvero tanti – che non vivono l’appello come un “tentativo” ma come una messa in discussione delle proprie conoscenze.
Secondo dei presunti dati statistici (di cui non siamo riusciti ad entrare in possesso) con i due appelli gli studenti sostengono più esami, conseguendo voti più alti rispetto a quando vi erano i tre appelli… ma è mai possibile??!?
PROPOSTE
Per prima cosa ho fatto fare domanda presso l’Ufficio Statistico universitario di dati statisctici che analizzino gli ultimi quattro anni di corso (due anni con 3 appelli e due con 2 appelli) rilevando:
- se effettivamente gli studenti sostengono con due appelli più esami oppure no
- se con due appelli le medie degli esami sono migliorate
Naturalmente tali dati dovranno essere letti da chi di numeri e statistiche ne capisca davvero; avevo pensato di chiedere un parere ad uno dei nostri prof. di economia politica, per avere una lettura “oggettiva”.
Mi sembra più che ragionevole chiedere il ripristino dei tre appelli; tuttavia non abbiamo avuto una risposta univoca alla domanda “Qual è la ratio sottesa alla riduzione degli appelli?”. Alcuni docenti credono che tale riduzione sia imposta da una circolare ministeriale (che non esiste!); altri, invece, credono che sia finalizzata a limitare la percentuale di studenti che tentano l’esame (non hanno capito che è proprio il contrario!), altri ancora riconducono tutto a motivi di efficienza (ma che vuol dire!).
Ma, cari studenti, è proprio vero che con 2 appelli si tentano meno gli esami? A parte il fatto che, letti i dati statistici, sapremo se è vero oppure no, ma, intuitivamente sembra proprio il contrario! Con meno appelli, soprattutto se concentrati in un breve periodo, siamo portati a tentare di più.
Un sistema con 3 appelli permetteva una più efficiente distribuzione del carico di lavoro nell’arco di tutta le sessione d’esame.
Poniamo per vera l’ipotesi dei due appelli: con i 2 appelli gli studenti sono più preparati. Se questo è vero, credo si potrebbe benissimo richiedere ai nostri professori un sistema fatto di 4 appelli tra i quali ci si può presentare a non più di 2 appelli. Così, di fatto ci sarebbero due appelli per ogni materia, ed allo stesso modo lo studente potrebbe meglio gestire le proprie consegne.
Che ne pensate? Dite la vostra….
PUNTO DUE: PUNTEGGIO LAUREA
Il punteggio di laurea è anch’esso un punto di notevole rilevanza.
Cosa vuol dire? Terminati tutti gli esami (si spera con non troppi anni di fuori corso), si discute un elaborato (la tesi) davanti alla commissione. A seguito della discussione, la commissione attribuisce un punteggio al candidato, punteggio che si aggiunge a quello con cui lo studente si presenta davanti alla commissione. ( Es. 99 + 3 punti della commissione = 102 punteggio finale)
Dov’è il problema? Il problema è proprio il punteggio stesso; nella nostra facoltà il punteggio con cui si presenta il candidato può essere incrementato di soli 5 punti, mentre in altre facoltà d’Italia si arriva anche a 10 punti per una laurea triennale (come accade a Pisa).
Insomma abbiamo il punteggio di laurea più basso d’Italia! Ad esempio, se sei uno studente diligente con la media del 27, partirai col punteggio di 99 e se avrai discusso brillantemente la tesi arriverai a 104… vi sembra giusto?? Sicuramente no ma spieghiamo il perché…
Questo è un classico caso di disparità di trattamento.
- A parità di prestazione lo studente di Tizio, proveniente dalla facoltà di Trento, consegue un voto di laurea inferiore rispetto a Caio, proveniente da un’altra facoltà.
- Tizio e Caio sono laureati in giurisprudenza con il voto di 102/110. Tizio si laureato a Trento con la media del 27 e Caio presso l’Università X con una media del 25. Partendo dal presupposto che se Tizio avesse avuto la media del 25 non sarebbe mai potuto arrivare al voto di Caio, consideriamo l’ipotesi in cui sia Tizio che Caio partecipano ad un concorso pubblico… Ai due candidati viene attribuito un punteggio base determinato dal punteggio di laurea. Avendo i due lo stesso punteggio di laurea i due candidati partiranno dallo stesso punteggio.
- In molti concorsi il medesimo posto di lavoro è conteso tra i laureati in giurisprudenza e quelli in economia. Se i laureandi in economia possono incrementare in sede di laurea il proprio punteggio finale di vene 25 punti rispetto ai soli 5 punti per uno studente di giurisprudenza di Trento, dove sarebbe la giustizia?
Noi, laureati in giurisprudenza viviamo in una realtà lavorativa assai difficile; il voto, infatti, rappresenta un elemento altamente discriminatorio: alcune imprese richiedono laureati con un punteggio non inferiore al 105, altre, invece addirittura il 110.
E’ vero che un voto di Trento varrà di più di uno di un’altra università, ma alla fine nei concorsi pubblici non è possibile attribuire un punteggio diverso a seconda dell’origine del titolo… questo sarebbe altamente discriminatorio! Per cui, poco importa se il 98 tridentino è molto più meritato rispetto ad un altro, alla fine saremo tutti valutati sulla base del voto di laurea, la nostra carta da visita!
PROPOSTE
Sembra più che giusto portare il punteggio di laurea a 10. Ciò non obbliga la commissione ad attribuire ad ogni candidato 10 punti, ma significa dare l’opportunità al candidato di ambire ad un buon voto.